Allevamento Vizsla Bracco Ungherese - Chi Siamo

Allevatore Bracco Ungherese Vizsla - Alessandro

L'allevatore di Vizsla Alessandro posa insieme al bracco ungherese Toro e a sua figlia VittoriaSono il titolare dell'allevamento di Bracco Ungherese (chiamati Vizsla) a Sansepolcro in provincia di Arezzo in Toscana.

Fin da bambino sono stato un'amante della natura e di tutte quelle attività che si possono svolgere all'aria aperta. Sono sempre stato anche un'amante degli animali e soprattutto dei cani che fin da piccolo mi hanno accompagnato lungo le fasi della mia vita.

E' grazie a questa alchimia che sono arrivato a scegliere il bracco ungherese come mio compagno di vita.



Alessandro è un allevatore di Vizsla che sono campioni sia in bellezza che in ricerca di tartufoE' nel 2005 che decisi di passare all'azione dopo qualche escursione fatta con mio zio alla ricerca del tartufo. Così spinto dall'amore per la natura, per i cani per i paesaggi sconfinati, per le lunghe passeggiate e perché no, anche per la "trifola", mi decisi a prendere il tesserino per la ricerca del tartufo. Durante la fase di preparazione a quella che poi sarebbe diventata la mia attività odierna, mi misi di fronte al pc per studiare attentamente quale razza di cane fosse più idonea al mio scopo.

Così, girovagando nei meandri del web, l'attenzione mi cadde in un cane dal manto rosso, signorile, possente e dalla pronunciata canna nasale, era il bracco ungherese.

Vizsla che attendono che il loro allevatore Alessandro giochi con loroLeggendo attentamente le sue origini, lo standard morfologico, quello di lavoro e soprattutto le doti caratteriali captai le enormi potenzialità di questa razza per la ricerca dell'ambito tartufo e così, mosso da un nuovo stimolo, mi misi alla ricerca di un cucciolo di questi rarissimi Vizsla (almeno in Italia).

Dopo qualche mese Kira arrivò a casa ed iniziammo insieme un nuovo percorso. Giorno dopo giorno vivendo da vicino questa splendida razza capii quanto quelle parole lette erano reali e mi innamorai sempre di più di lei ma solo dopo la sua prima cucciolata mi resi conto che mai più il vizsla si sarebbe scostato dalla mia vita. Infatti intreccia con uno dei suoi figli Toro quel legame invisibile ma fortissimo che tutt'oggi mi fa dire che il Vizsla è e sarà sempre il miglior compagno di avventure con il quale condividere la nostra quotidianità.



Vizsla sul ring della ricerca del tartufo con AlessandroQuello che ti colpisce del bracco ungherese, oltre la bellezza, è il suo sguardo fiero, vivace e intelligente sempre pronto a giocare o esaudire qualunque richiesta. La selezioni fatta da esperti cinofili negli anni lo ha reso instancabile e sempre attento a svolgere con diligenza il compito assegnatogli, sia esso rivolto alla caccia, alla ricerca del tartufo o altro.

Il bracco ungherese è un cane polivalente, si adatta ad ogni tipo di terreno anche se personalmente adoro vederlo muovere con possenza nei ripidi calanchi dell'appennino. La dote che mi ha colpito di più e che continua a stupirmi ogni qualvolta addestro un cucciolo è la loro innata propensione al riporto, già a 80 gg. svolgo questo esercizio con disinvoltura, precisione e con l'intento di soddisfare e gratificare il loro capobranco e conduttore. Assegnatogli un compito da svolgere non terminano la loro azione di ricerca fin quando non trovano l' obbiettivo impartitogli, dimostrandosi instancabili e dediti al lavoro.

I Vizsla non temono l'acqua, anzi i soggetti selezionati per la caccia hanno un'ottimo riporto in lago, lavorano con temperanza anche durante le giornate piovose, non soffrono il freddo, anche se durante il periodo invernale il loro nutrimento deve essere più calorico.

Bracco ungherese Toro con un tartufo trovato e l'allevatore AlessandroAnche il contatto con il conduttore è innato, posso tranquillamente portante nelle mie passeggiate lungo i boschi anche i cuccioli di tre mesi senza mai richiamarli. Da grande, anche durante ogni azione che svolge, pone sempre uno sguardo verso il conduttore, continuando la sua azione se il conduttore va verso di lui o cambiando direzione seguendo quella del conduttore stesso o un suo segno. Tale collegamento permette di portare durante le varie escursioni anche più soggetti alla volta, senza mai perderne uno di vista, rimanendo sempre in contatto visivo con loro.

La loro versatilità, poco conosciuta in Italia, è invece famosa in tutto il mondo dove svolgono con successo la ricerca delle persone, l'agility dog e addirittura la pet terapy, data la loro notevole sensibilità.

Il Cane Vizsla Toro e il suo allevatore Alessandro posano insieme ad una cesta di tartufo neroCon i bambini i Bracchi Ungheresi sono degli ottimi compagni di gioco, non sono mai aggressivi, anzi cercano loro il contatto lasciandosi accarezzare più o meno teneramente, grazie al loro carattere equilibrato e mai fobico.

Come detto in Italia è poco presente, ci sono pochissimi allevatori e nessuno riconosciuto dall'Enci. Questa situazione rende difficile gli accoppiamenti con riproduttori non consanguinei, quasi tutti i soggetti presenti sono di provenienza ungherese, limitando così le linee di sangue a 4 o 5, mentre si potrebbero avere soggetti provenienti anche dall'America, Francia, Belgio, Germania e dall'Inghilterra dove il Vizsla risulta essere tra i primi 5 cani del paese.

Migliore coppia assoluta EXPO internazionale Milano per l'allevatore di Vizsla Alessandro Personalmente cercherò di diffondere le caratteristiche di questa magnifica razza e la sua facilità a svolgere qualsiasi tipo di attività (ricerca del tartufo, delle persone, pet terapy, agility dog), non dimenticando mai che nascono come cani da caccia e quindi da lavoro. Se si perdesse questa nozione trasformandolo soltanto in un cane da compagnia sicuramente rimarrebbe all'ombra di pochi eletti.

Lancio quindi un appello a tutti gli appassionati del bracco ungherese a collaborare in sinergia selezionando soggetti, il più possibile tipici e continuare a fissare con accoppiamenti mirati le sue innumerevoli capacità, partecipando alle varie manifestazioni (mostre e raduni), senza timore del giudizio di esperti giudici, ma spinti dalla voglia di conoscere e comprendere sempre meglio questo fantastico compagno di vita.

Un cane diverso sempre pronto a stupirti per la sua sensibilità ed intelligenza per il suo attaccamento alla famiglia per la sua voglia di giocare, per la sua vigorosità, tenerezza e straordinaria bellezza.



Vizsla del Fatalbecco

Le origini del nostro nome

Sulla riva sinistra del Tevere, alla sommità del poggio di Montedoglio, sorgeva la rocca chiamata Castiglione di Fatalbecco. Montedoglio già Monte d'Oro (Mons Auri) venne così denominato per le sue pareti dall'aspetto metallico color bronzo.

A ricordo della rocca e della sua antica potenza restano oggi solo le torri mozzate e i ruderi dei bastioni, sepolti tra il verde della boscaglia.

Per molti secoli Montedoglio fu una importante Contea. Uno dei più antichi dinasti di Montedoglio fu Ranieri da Galbino che visse nel secolo undicesimo. Suo figlio Bernardo, detto Sidonia, amplio' nel 1082 i possedimenti paterni , estendendoli fino al castello di Anghiari. La proprietà della Rocca di FatalBecco e la gestione dell'importante contea passò di volta in volta tra le mani delle famiglie più importanti della Toscana. Dai nobili di Caprese, Anghiari, Galbino e Montauto , ai Monaci di Camaldoli e poi dai Tarlati e ai Schianteschi di Sansepolcro (per conto della Famiglia dei Medici di Firenze). Il potere feudale era molto radicato in tutta la zona dei Monti Rognosi, che rimase a lungo politicamente autonoma, fino all'annessione del territorio al Granducato di Toscana con Ferdinando III nel 1798.

Due sono le ipotesi sull'origine del nome Fatalbecco:

una è che derivi dalla forma di un baluardo sporgente dalle mura della vecchia rocca, una torre fatta a becco d'uccello;

la seconda, riferita dal Taglieschi, che derivi, invece, da una fiera che, al tempo degli dei pagani, si svolgeva in questa località, fiera, chiamata "fiera del Becco" (il maschio della pecora), perché vi si vendevano becchi, pecore e capre da sacrificare nell'imminenza della vendemmia, al dio Bacco, il dio del vino, affinché proteggesse le vigne dalle incursioni, soprattutto del becco. Abbandonato il culto degli dei ed i sacrifici a Bacco la "fiera del Becco" rimase, poi fu trasferita, ai primi del '400, ad Anghiari, divenendo fiera del bestiame in genere e di altre mercanzie.

L'affisso ENCI "del Fatalbecco" vuol quindi essere un omaggio ai mille anni e più di storia del nostro territorio, dove tra l'altro è situato il nostro allevamento ed un augurio propiziatorio a tutti i nostri cani che già sono e a quelli che verranno, di avere un becco fatale , una naso magico capace di scovare il divino Tuber Magnatum Pico.

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